
Il baratto, la banca, l’oro, la stampa del denaro (1a parte)
Il baratto, la banca, l’oro, la stampa del denaro (1a parte)
In principio esisteva il baratto. Però era una pratica che aveva bisogno di essere “semplificata” per poter scambiare più facilmente oggetti anche voluminosi.
Nacquero quindi le monete metalliche, che i vari Re/Imperatori coniavano in metallo prezioso, generalmente in oro o in argento. Quelle monete avevano quindi un valore reale, effettivo. Passarono i secoli ed ecco che presero vita le prime banche private che divennero i custodi, che “proteggevano” oro e tanti altri beni preziosi dei propri clienti.
Come funzionava? I clienti portavano i beni e la banca rilasciava una ricevuta, detta “nota di sbanco”. Essa era atta a “certificare” che esisteva un deposito di tale valore e serviva qualora il possessore della nota volesse ritirare tutto o parte di quanto depositato, in qualunque banca si rivolgesse.
Si proseguì in questa maniera per diversi anni, ossia ad ogni nota di banco (o banconota) esisteva un controvalore di pari importo in oro o argento, depositato in una banca.
Arriviamo così al 1930. Cosa successe negli anni 30? La crisi, la depressione, il collasso economico mandò in difficoltà le banche USA e la Federal Reserve (La Banca d’Italia degli USA) colse l’opportunità di consolidare la propria posizione ed acquistò molte banche (quindi i rivali) ad un prezzo irrisorio.
Attenzione ad un particolare di non poca importanza. Nelle banconote USA, sino al 1933, vi era scritto “in gold coin payable to the bearer on demand”. Questo significa che il possessore della banconota poteva recarsi in banca e chiedere il controvalore equivalente in oro.
La Fed, forte poi dell’ordine esecutivo del governo USA, nel 1933 andò a “rapinare” tutti i depositi in oro che erano giacenti presso le banche, rapinando di fatto la gente. Non solo, chi non voleva consegnare l’oro alla Fed si vedeva condannare a 10 anni di reclusione. A questo punto la Fed è l’unica a possedere oro e quindi le regole per stampare moneta le fa solo lei.
E da quel momento dalle banconote sparisce la dicitura della convertibilità in oro e compare “this note is legal tender for all debts, public and private”, ossia la banconota rappresenta un titolo a corso legale. Quindi la banconota non rappresenta più l’oro che ne dovrebbe giustificare il valore, la banconota è diventata il valore.
Successivamente, nel 1971, Nixon diede l’ultimo colpo al legame sottile che ancora poteva esistere tra “nota di sbanco” ed oro. Vietò agli americani la possibilità di convertire in oro la “banco nota”.
Sorge spontanea la domanda: ma se una volta – correttamente – la banca stampava banconote in base all’oro che essa possedeva, oggi su quale base viene stampata la moneta, visto che non è più “collegata” all’oro?
C’è una pubblicazione (della Fed, ma che viene usata anche fuori dagli USA) che detta le linee da applicare, si chiama “Modern Money Mechanics”. Le prime tre righe rispondono al quesito: “The purpose of this booklet is to describe the basic process of money creation in a “fractionar reserve” banking system“.
Cosa significa riserva frazionaria nelle Banche? (CONTINUA…)
Giuliano Vendrame
Si Systems Trieste