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Case Green… Ma veramente ci credi?

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Case Green… Ma veramente ci credi?

Dopo il Superbonus, è in arrivo un’ondata che andrà ad investire il patrimonio immobiliare degli italiani. Sto parlando della direttiva (europea) sulle “Case Green”, ossia di quel pacchetto di norme finalizzato a promuovere la ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica.

Fermati un momento e rifletti. Ti ricordi ciò che ci veniva raccontato all’inizio della vicenda Superbonus? Che ci sarà una ripresa del settore edilizio, ci sarà un miglioramento degli immobili perchè saranno aggiornati a nuovi standard e migliorati sia esteticamente e sia energeticamente. Poi però cosa è successo, e sta ancora succedendo?

Prova a chiedere alle imprese edilizie che hanno acquistato i crediti del superbonus se oggi lo rifarebbero. Prova a chiedere loro se hanno già incassato tutto il credito o se forse sono in “sofferenza” perchè hanno anticipato i soldi per l’acquisto dei materiali, ma non hanno ancora totalmente incassato. Prova a chiedere ai proprietari se i materiali hanno subito aumenti. Prova a chiedere se i tempi di esecuzione sono stati rispettati o se i ritardi nel reperimento dei materiali hanno di conseguenza causato ritardi nel termine dei lavori.

Prezzi delle materie prime troppo elevati, impossibilità tecnica di realizzare gli interventi e scarsa disponibilità di manodopera qualificata. Sono tutti fattori che i paesi membri potranno chiedere alla Commissione europea di valutare, introducendo così deroghe ai target fissati dalla direttiva Epbd (Energy performance of building directive), con una revisione degli standard minimi da raggiungere.

L’Associazione Nazionale Costruttori Edili informa che ci sono più di 9 milioni di edifici residenziali, su un totale di 12,2 milioni, che non rispettano le prestazioni energetiche richieste. Inoltre, il 74% dei nostri immobili è stato realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica, determinando così una grossa perdita di valore della maggioranza degli immobili italiani.

In base agli ultimi dati Enea pubblicati lo scorso novembre 2022, gli attestati di prestazione energetica per gli edifici italiani emessi nel 2021 si riferiscono, nel 76% dei casi, ad immobili nelle classi più inquinanti, ossia classe E, F e G: cioè 3 case su 4 dovrebbero essere ristrutturate!

Il fine “dovrebbe” essere quello di ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO2 del parco immobiliare degli Stati UE. Il testo fa parte del progetto Fit for 55, con cui l’Unione europea vuole ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990 (essendo che mediamente gli edifici rappresentano il 40% del consumo energetico e il 36% dell’emissione di gas nocivi). L’obiettivo del testo è di aiutare i paesi UE a far sì che gli immobili siano più comodi, meno dispendiosi, riducendo l’uso di fonti fossili, combattendo la povertà energetica e l’aria inquinata, nelle nostre case come nelle nostre città (?). Secondo la Commissione Europea, ridurre queste emissioni è un passo fondamentale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 (???).

Ecco tutti gli elementi principali dell’ultima bozza all’esame del Parlamento europeo:

Nuovo testoEntro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E. Tre anni più tardi sarà obbligatorio passare alla classe D. Una promozione che richiede un taglio dei consumi energetici di circa il 25%, con interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari. Per arrivare alle emissioni zero al 2050.

SanzioniSaltate al momento le possibili limitazioni alla vendita o all’affitto delle case per chi non possiede il bollino verde Ue. Toccherebbe comunque ai governi decidere quali sanzioni applicare, oltre all’automatica perdita di valore degli immobili non a norma.

EsenzioniDagli interventi sono escluse le case di vacanza, i palazzi storici ufficialmente protetti, le chiese e gli altri edifici di culto. Ma anche le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati.

La bozza prevede, quindi, che gli edifici residenziali e le unità immobiliari raggiungano:

  • entro il 1° gennaio 2030 almeno la classe di prestazione energetica E;
  • entro il 1° gennaio 2033 almeno la classe di prestazione energetica D.

Tuttavia, non tutti gli edifici sarebbero interessati dalla direttiva case green; sono previste delle eccezioni per i seguenti edifici:

  • ricadenti nei centri storici,
  • vincolati dai Beni Culturali,
  • che potrebbero subire una diminuzione del valore architettonico,
  • le seconde case,
  • le chiese e gli altri edifici di culto,
  • indipendenti con una superficie fino a 50 metri quadrati.

Accanto a questi, potrebbero essere esentati gli edifici di edilizia residenziale pubblica, dal momento che le ristrutturazioni potrebbero portare a una crescita dei canoni di locazione. E, ancora, i Paesi membri potranno chiedere alla Commissione di adattare i target europei per particolari categorie di edifici residenziali, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica. Con questa clausola si potranno prevedere deroghe fino a un massimo del 22% del totale degli immobili.

Per effettuare un adeguamento alla direttiva è richiesto un taglio dei consumi energetici di circa il 25%! Per ottenere un miglioramento di classificazione gli edifici dovranno effettuare gli stessi interventi previsti oggi per il Superbonus:

  • coibentazione dell’edificio con il cappotto termico,
  • installazione di nuove caldaie a condensazione,
  • sostituzione degli infissi,
  • installazione del fotovoltaico.

Ma il governo cosa ne pensa? Questo è quello che a parole viene raccontato, vedremo se nei fatti ci sarà la volontà e la forza di far sentire le proprie ragioni o se fantozzianamente ci piegheremo ancora una volta a direttive farsa e imposizioni farlocche.

Per Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, la direttiva “va emendata per adattarla al contesto italiano che è speciale rispetto al resto d’Europa. Il patrimonio immobiliare del nostro Paese è antico, prezioso e fragile”. Per Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, “l’Italia non può affrontare il tema dell’efficientemente energetico degli immobili come gli altri Paesi. Il Governo presenterà un suo piano. C’è una peculiarità del nostro paese e il Governo difenderà questa peculiarità”. Secondo il ministro per le Imprese, Adolfo Urso “è nostra intenzione negoziare in Europa per degli obiettivi realistici e modalità di attuazione che non mettano in difficoltà le imprese e le famiglie”.

Per ora mi fermo qui, ma a breve continuerò sull’argomento per darti altre prospettive da cui osservare e riflettere.

Giuliano Vendrame
Si Systems Trieste

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