Famiglie in difficoltà: oltre la metà non ce la fa più…
Famiglie in difficoltà: oltre la metà non ce la fa più…
In Italia la pandemia legata al Covid, con i conseguenti relativi provvedimenti restrittivi dei vari Governi, ha causato una riduzione del reddito per 7,5 milioni di lavoratori, con la conseguenza che il 56% delle famiglie italiane trova problemi a sostenere le spese quotidiane. Tra coloro che hanno cessato la propria attività per la pandemia, sono ancora 1,8 milioni quelli bloccati. In generale, più di un milione di persone è convinto di perdere la propria occupazione nei prossimi mesi.
L’indagine, realizzata dalla Fondazione studi consulenti del lavoro, evidenzia come ci siano ancora 1,8 milione di occupati che non lavorano, perché interessati da sospensioni di attività o cassa integrazione. Circa un milione tra dipendenti e autonomi, come detto, è convinto di perdere la propria occupazione nei prossimi mesi (rispettivamente 620 mila dipendenti e 400 mila autonomi circa). A questo numero si aggiungono 2,6 milioni di lavoratori dipendenti che vedono a forte rischio il proprio futuro lavorativo quando si arriverà allo sblocco dei licenziamenti. Molto pesante anche il rilievo sui guadagni di coloro che hanno continuato, almeno in parte, a lavorare: si stima che 7,5 milioni di individui abbiano registrato una riduzione dei propri redditi. Nello specifico, il 32,5% degli occupati ha subito una diminuzione delle entrate che, nel 16,1% è stata tra il 10-30%, per il 10,8% superiore al 30%, mentre solo per il 5,6% si è fermata su valori più bassi.
“Il cedimento dei redditi”, dice il rapporto della Fondazione sulle famiglie in difficoltà, “ha determinato comportamenti molto diversificati nella spesa delle famiglie, accrescendone per molti versi gli stessi effetti. La maggioranza (56,1%) ha infatti incontrato problemi nel far fronte alle spese quotidiane: problemi che, nel 44,2% dei casi hanno portato a tagliare consumi non di primaria necessità, nel 16,7% alla riduzione di quelli essenziali (salute, alimentari), mentre nel 4,4% a chiedere prestiti e indebitarsi”. Il rapporto evidenzia delle differenze a seconda della tipologia di occupato: “più della metà degli indipendenti (53,5%) ha registrato una diminuzione del proprio reddito da lavoro, nel 23,6% dei casi compresa tra il 10% e 30%, nel 15,8% tra il 30%-50% e per un lavoratore su dieci (9,7%) superiore al 50%”. Per quanto riguarda i dipendenti “più di un quarto (27,1%) ha subito una contrazione del proprio reddito, ma se si escludono i lavoratori della pubblica amministrazione, la percentuale arriva al 31,7%”.
I precari sono quelli che hanno incontrato maggiori difficoltà, “non potendo presumibilmente contare su risparmi o redditi adeguati a far fronte a tutte le spese”. Sono coloro su cui il calo dei redditi ha prodotto conseguenze più pesanti: il 68,1%, infatti, ha avuto problemi a far fronte alle spese, che nel 25,6% dei casi hanno comportato il taglio delle spese essenziali, nell’8,8% il ricorso a indebitamento. Anche gli autonomi, infine, hanno dovuto rivedere drasticamente i propri consumi (57,1%), tagliando in generale le spese non necessarie (42,2%), ma ricorrendo in misura meno importante al taglio di quelle essenziali (16,5%), il 5,5% si è indebitato o ha chiesto prestiti a famigliari e/o amici.
Giuliano Vendrame
Si Systems Trieste