MES. Ma ne stiamo ancora discutendo?
MES. Ma ne stiamo ancora discutendo?
MES, il Meccanismo Europeo di Strozzinaggio, com’è stato ribattezzato da Gianluigi Paragone, non può e non deve essere accettato per delle semplici ragioni che chiunque avesse voglia di approfondire il regolamento dello stesso MES potrebbe sgranare gli occhi e capire che c’è qualcosa che non è equo.
Ricevere soldi in prestito, perché di questo si tratta, ha delle condizioni. Lo sa chiunque abbia fatto un muto o un finanziamento. Le regole che la banca impone sono chiare dall’inizio e, una volta fissate le condizioni, queste non vengono modificate. Se qualche variazione deve essere apportata, entrambi gli attori (creditore e debitore) si accordano e rinegoziano di comune accordo.
Con il MES non è così. Le condizioni possono essere modificate unilateralmente dal creditore, in qualsiasi momento – anche il giorno dopo la sottoscrizione – e senza il consenso del debitore.
Mi dispiace ripetere le stesse cose già dette e già ripetute, soprattutto da fonti autorevoli e più accreditate di me: il MES significa “consentire ai vicini di casa di mettere le mani nel nostro portafoglio, decidere se, come e quanto spendere delle nostre risorse (sino a che resteranno nostre, perché anche questo è il piano d’impoverimento del MES)”. La cosiddetta Trojka (composta da Commissione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale) vuole che noi italiani diventiamo poveri. Dobbiamo sottometterci a quello che altri vogliono fare di noi. Mi dispiace sinceramente che ci sia qualcuno che ancora oggi non capisce qual’è il fine ultimo di queste persone senza scrupoli. Soffro nel vedere che ci siano delle persone che non si accorgono di quanto sta accedendo e si bevono tutte le terroristiche affermazioni che lo streaming ufficiale divulga. Per favore italiani, aprite gli occhi!
Non permettete che l’Italia sia svenduta e sventrata da ipocriti doppiogiochisti che si fingono salvatori della Patria ma che sono prezzolati da lobby che hanno interessi diversi dal bene della nostra Repubblica.
Se restare in Europa significa doverci piegare e divenire schiavi (lo schiavo è colui che ha perso la libertà e che dipende dal proprio padrone per vivere, pesare e nutrirsi) di chi non ci ama, allora è meglio non fare parte dell’Europa.
A chi di voi piacerebbe che a casa vostra venisse a comandare uno straniero, uno sconosciuto. Vi piacerebbe che dettasse regole seconde cui dovreste fare (ricordate “lacrime e sangue”, “austerity”) per poter avere qualche briciola? Perché elemosinare al tavolo dove chi comanda sta banchettando, nella speranza che qualcosa scivoli da questo?
Qualsiasi persona di buon senso vorrebbe poter decidere autonomamente di come gestire la propria vita/famiglia.
Non è così grave uscire dall’Europa. Non è una catastrofe (di sicuro non lo è per l’Italia, forse la Francia e la Germania avrebbero dei problemi). V’immaginate un’Europa senza l’Italia? La Francia si troverebbe presto a vestire i panni nostri e storia tedesca arriverebbe finalmente a compimento. Una grande Germania che comanda.
Ma come si può credere a degli “alleati” che tali non sono. Perché dico questo?
Seguite queste due affermazioni.
1.- Fabio Panetta, componente italiano nel consiglio esecutivo della BCE: entro la fine dell’estate al più tardi all’inizio dell’autunno, l’eurozona rischia di ritrovarsi con un tasso di disoccupazione a doppia cifra. Si parla di quasi 5 milioni di nuovi disoccupati da qui alla fine del terzo trimestre; sempre che non arrivi una nuova ondata di Covid (tralascio ogni commento sulla questione Covid, vi rimando ad altri articoli). Tra gli Stati più esposti a questo rischio c’è l’Italia. Per molti analisti la previsione sarebbe persino non delle più nere, nel senso che il dato potrebbe peggiorare.
2.- Luis De Guindos, vicepresidente della BCE, ha invitato il governo italiano a rimettere i conti in ordine una volta finita la pandemia affermando: “Il principale antidoto non possono essere le politiche monetarie ma l’azione di riforme e di bilancio dei governi”.
Non vi sembra che queste due dichiarazioni stridano? Se saremo in una profonda crisi (crisi delle aziende, spesso indebitate, con licenziamenti di personale) come si può pensare di riuscire a mettere in ordine i conti? Ma se è stata anche preventivata una ricaduta? Però il ministro Gualtieri si è preoccupato di tranquillizzare i mercati con un piano decennale di rientro. Ma ci crede qualcuno? Un sospetto però è lecito, ma nell’incontro “chiuso” di giugno a Villa Pamphili si era forse già discusso di questo? Risistemare i conti è uno dei punti ricorrenti e fondamentali del MES. A parte le frottole che ci vengono raccontate al fine di indorare la pillola, il MES prevede proprio questo: aggiustare i conti. E se non lo facciamo noi, allora lo fa la Trojka.
Ma sei il PIL subirà una contrazione, solo la gravità della sua entità è incerta, come si può pensare di rientrare dai debiti? Un ministro, il Governo, dovrebbe pensare ai cittadini, alle famiglie, alle imprese, all’economia reale.
[Piccola parentesi: i tedeschi sono in pensiero su come rientreremo dal debito? Perché ci stiamo preoccupando così tanto? Leggete la storia e vedete cosa fece la Germania nel 1990 (Helmut Kohl era il cancelliere) riguardo al proprio debito di guerra!]
Ci stanno dividendo. Stanno allargando la forbice, il divario tra i lavoratori statali ed i pensionati (quelli che sino ad oggi hanno una fonte di reddito garantita ed inalterata) ed i lavoratori autonomi, i precari, gli artigiani ed i commercianti che stanno indebitandosi per sopravvivere. Alla fine ci metteranno gli uni contro gli altri. Mi auguro di sbagliare ma questa situazione potrebbe avere delle conseguenze sociali violente e pericolose. E tutto questo sarà prodromico ed autorizzativo per altri interventi restrittivi della libertà individuale.
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