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Acconto tasse: quasi tutti potranno rateizzare

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Acconto tasse: quasi tutti potranno rateizzare

La discriminante per poter beneficiare della rateizzazione delle tasse è il ricavo. Sotto i 170.000 euro si potrà, sopra no.

Mi chiedo come mai abbiano individuato questo numero, con quale criterio abbiano scelto 170.000 euro. Se andiamo a dare uno sguardo alle statistiche sulle dichiarazioni fiscali 2022 per l’anno d’imposta 2021 (l’ultimo possibile monitorabile) presenti sul sito del MEF, su 3.690.000 di persone fisiche con partita iva, quasi il 93% (circa 3.400.000 soggetti) hanno un volume d’affari sotto i 175.000 euro (non c’è alcun dato riferibile a 170.000 euro).

Si ottiene un risultato ancor più rilevante se lo sguardo lo indirizziamo al reddito complessivo, degli stessi soggetti di prima, sotto i 150.000 euro, quasi il 98% (circa 3.600.000 soggetti). Anche in questo caso non c’è un dato riferibile a 170.000 euro. Particolare curioso ma ininfluente.

Saranno quindi esclusi quelli che avranno dei ricavi più elevati (e che forse potrebbero non aver nemmeno bisogno di rateizzare).

Quindi non più entro il 30.11.2023 ma entro il 16.01.2024, oppure in cinque rate mensili di pari importo, a decorrere dal mese di gennaio, aventi scadenza il giorno 16 di ciascun mese.

Attenzione! La rateazione dell’acconto tasse è possibile solo per le imposte e non per i contributi come chiaramente anche indicato poi nella normativa che esclude espressamente dal frazionamento a rate i contributi previdenziali e assistenziali dei premi assicurativi Inail.

Va specificato che, nonostante da un lato sarebbe stato di aiuto alla partite Iva la possibilità di poter corrispondere a rate anche la parte previdenziale Inps, poiché in molti casi componente preponderante dei versamenti del 30 novembre rispetto alle imposte (come per i forfettari che hanno un regime sostanzialmente contributivo ovvero pagano più contributi che imposte), dall’altro lato nel primo anno di applicazione traslare il versamento di contributi nell’annualità successiva avrebbe determinato la perdita della deduzione della posta previdenziale nel 2023 con conseguente incremento delle imposte di competenza.

Giuliano Vendrame
27/10/2023

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