
Il baratto, la banca, l’oro, la stampa del denaro (3a parte)
Il baratto, la banca, l’oro, la stampa del denaro (3a parte)
Ecco come si “fabbricano” i soldi
Se la riserva frazionaria stabilita è del 1% ogni banca, se un cliente deposita 1.000.000 di euro, potrà prestare sul mercato 990.000 euro.
Se poi quei 990.000 prestati sono depositati (dai clienti che li hanno ricevuti in prestito come finanziamenti o fidi bancari) sempre nella stessa banca, si verifica che sono il presupposto – stante la riserva frazionaria anche su quelli – di altri prestiti e quindi c’è un effetto leva dell’effetto leva.
Il rischio di default della banca è dato dal mancato rientro dei 990.000 prestati, visto che dovrà poi restituire l’intero milione al suo cliente nel caso che questi lo richieda.
Il rischio di fallimento delle Banche è dovuto principalmente alla massa di crediti deteriorati che non rientreranno mai, a fronte del montante dei depositi da restituire ai clienti.
Senti le parole di un economista di fama riconosciuta, Nobel per l’economia, il francese Maurice Allais. Nel 1988 disse, denunciando pubblicamente l’irrazionalità e l’illegalità della condotta dei banchieri: “L’attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta da parte di falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto.”
C’è da dire che, sino a che il sistema economico gira, e le banche ne sono un ingranaggio fondamentale, va tutto bene. Se invece il sistema si inceppa, ossia si prestano male i denari depositati dai correntisti e pochi disonesti ne traggono vantaggio, si continua con una specie di “schema ponzi” che però crolla se tutti insieme reclamano i propri soldi.
Il reale stato di salute delle banche viene SEMPRE taciuto
Ecco perché la credibilità di una banca e la sua solvibilità sono tenute in gran segreto proprio per evitare eventuali episodi di panico generale e di fila agli sportelli per ritirare il denaro da parte dei cittadini. Però, in questo momento storico, con la crisi economica che perdura, con crescita quasi a zero, con ricavi per le banche esigui per i bassi tassi d’interesse, le banche di tutto il mondo sono particolarmente sotto pressione e quelle italiane lo sono ancora di più.
Abbiamo visto di recente alcuni fallimenti ed alcuni salvataggi… e purtroppo ancora non è finita!
È importante, alla luce di quanto detto sulla Riserva frazionaria e per l’entrata in vigore del Bail in che i risparmiatori e i correntisti oggi facciano attenzione a dove depositano i loro soldi, perché potrebbero esporsi facilmente a grossi rischi.
Ma torniamo sul tema banche private. Eh già, quelli che stampano denaro sono degli istituti privati. Banca d’Italia – cap. soc. 7.500.000.000 di euro – quote da 25.000 euro – n° azionisti 173 (dato al 2023.02.19)
La BCE appartiene alle banche centrali di tutti i paesi dell’UE. In un certo senso possono essere considerate come azioniste. Ogni banca centrale detiene una quota del capitale della BCE. In pratica, ha versato un certo importo per consentirci di perseguire l’obiettivo di mantenere stabili i prezzi in tutta l’area dell’euro.
La BCE appartiene esclusivamente alle banche centrali; non abbiamo proprietari del settore privato. Questo significa tra l’altro che non è influenzata da interessi finanziari privati che possano limitare la sua indipendenza. Chi dice questo? La BCE stessa, al 30.01.2020 (fonte: ww.ecb.europa.eu).
Riflessione personale. BCE appartiene alle banche centrali dei vari paesi. Facciamo l’esempio con la Banca d’Italia, che possiede il 14% circa di quote della BCE, appartiene alle Banche nazionali italiane per oltre il 94%. Ma le Banche nazionali sono private. Seguendo questo ragionamento non mi sembra che possa essere considerata corretta la seguente affermazione: La BCE appartiene alle banche centrali di tutti i paesi dell’UE e non abbiamo proprietari del settore privato. Forse direttamente non hanno privati, ma…
Qui ci si può sbizzarrire quanto si vuole con la fantasia e con la dialettica, e sono certo che ci sarà chi non è d’accordo, ma non credo proprio che (la BCE) “non è influenzata da interessi finanziari privati che possano limitare la sua indipendenza”.
Piccolo inciso sulla Banca d’Italia. Il proprio statuto prevede che i proprietari eleggono un Consiglio Superiore (art. 15) e che detto Consiglio indichi al Consiglio dei Ministri la persona che è gradita da mettere alla guida della Banca d’Italia, il Governatore (art. 18, c. 8). Ma il governatore non deve rispondere al Parlamento del proprio operato? Questo sino al 2006, quando un decreto ha stabilito che l’obbligo del Governatore è quello di “trasmettere al Parlamento… una relazione sull’attività svolta”, una volta all’anno.
Giuliano Vendrame
Si Systems Trieste