Cassa Integrazione Emergenza Coronavirus
Cassa Integrazione (CIGO) Emergenza Coronavirus: disposizioni contraddittorie che creano incertezza
Apprezzo veramente lo sforzo ed il tentativo del governo nel cercare di trovare delle misure che aiutino i lavoratori a superare questo momento di difficoltà ed evitare di perdere il posto di lavoro. Encomiabile il ricorso a norme per la semplificazione, l’estensione degli ammortizzatori sociali, ecc. Avrei avuto piacere di vedere lo stesso impegno anche nei confronti degli imprenditori (se ci sono dei lavoratori dipendenti ci dovrà essere un datore di lavoro, nel momento in cui il datore di lavoro è costretto a chiudere, che fine faranno i lavoratori dipendenti?). Riflettendo ad alta voce, e sperando che qualcuno – nei posti i cui vengono decise le cose – si accorga che forse ci sono da rivedere alcuni “dettagli”. Il DL Cura Italia dispensa le imprese dall’obbligo della consultazione sindacale per attivare la nuova CIGO, come recita l’art. 19. Lo stesso articolo però aggiunge “fermo restando l’informazione, la consultazione e l’esame congiunto che devono essere svolti anche in via telematica entro i tre giorni successivi a quello della comunicazione preventiva”. Sapete con chi? Con il sindacato. Però è sufficiente farlo in modalità telematica entro i tre giorni successivi a quello della comunicazione preventiva. Ma c’era bisogno di nuove regole? Forse era sufficiente utilizzare quanto già normato nel comma 4 dell’articolo 14 del Dlgs 148/2015 per garantire sia l’informazione circa la prevedibile durata, sia l’esame congiunto in ordine alla ripresa. Si potrebbe anche verificare uno “scollamento” nella retroattività della CIG. Qui serve un intervento dell’INPS che ponga chiarezza. Non ci dovrebbero essere differenze tra i primi procedimenti normativi che hanno riguardato alcuni dei primi comuni (le prime “zone rosse”) della Lombardia e del Veneto e che prevedevano l’attivazione della CIG senza la consultazione sindacale. Mi fermo qui esprimendo la mia considerazione che – oltre ai problemi di procedura, oltre all’incertezza che genera nei datori di lavoro – mi sembra evidente che, nella totale buona fede di chi sta provando a fare qualcosa, ci sia qualcuno che o è confuso e procede a impulso o è totalmente scollegato dalla realtà di coloro che vivono, lavorano (dipendenti o partite iva che siano) in Italia. Mi auguro solo che non siano entrambi i casi…Maggiori Info attraverso il nostro modulo CONTATTI
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