Covid-19

Covid-19 – Lettera Aperta al Governo Italiano

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COVID-19 – Lettera Aperta al Governo Italiano

Covid-19, non ho la presunzione che questi miei pensieri possano far cambiare qualcuno, nessuno cambia se non lo vuole veramente, né presumo che qualcuno prenderà in considerazione quanto esporrò. Lo so, ma ho il dovere morale, almeno verso me stesso, di farlo.

Non entro sulla causa e sulla natura e sulle origini del virus, non entro nel tema dei mercati finanziari e della speculazione di chi li manovra. Questi sono argomenti che tengo per me. Sono triste (ma non abbattuto) e non ho voglia di dare il fianco a chi potrebbe distrarre l’attenzione su quello che invece è il punto su cui concentrarsi.

Mi rivolgo a chi ci governa. Abbiate un po’ di pudore, immaginate di vivere la vita che la maggior parte di noi vive. Siete isolati dal mondo vero. Avete sempre emanato dei provvedimenti che sembravano fatti da chi non vive in questo mondo (non voglio parlare di disonestà ma solo di “scollamento” dalla realtà).

C’è una disparità di trattamento a seconda del verso, della direzione verso cui il provvedimento è diretto.

Parlate di semplificare ma alcuni aspetti ma, nonostante le parole promesse, alcuni dei vostri provvedimenti non sono per nulla semplici. Quanta inutile burocrazia. Di esempi ne ho più d’uno ma non voglio entrare nel dettaglio di nessun tema, non in questa lettera.

Cari governanti, cercate di pensare a come potreste vivere voi, se a fine mese aveste solo la pensione minima, oppure uno stipendio di 800/1.000 euro al mese. La vostra vita non potrebbe certo essere come quella che fate ora.

Eppure, non è fantascienza. Io sto descrivendo la realtà, la vita di moltissimi italiani. Voi siete una parte privilegiata che DEVE occuparsi di chi, privilegi (non solo come i vostri), non ne ha. Il vostro compito è quello di essere al servizio dei cittadini, di quelli più sfortunati, di quelli più deboli, di quelli che da voi aspettano un soccorso, un aiuto. Non tradite la loro fiducia. Non tradite la nostra fiducia.

Io non ho vissuto gli anni della II guerra mondiale, essendo nato ben dopo la sua fine. Mio padre era un bambino ed aveva 10 anni quando finì.

Io non ho quindi ricordi né dei disastri né delle ferite che fecero i bombardamenti. Non ho ricordi, delle case distrutte, della gente morta, della gente senza una casa, della miseria, dell’economia a terra che questo evento lasciò in eredità ai sopravvissuti.

Ho visto solo dei filmati, dei documentari che ne raccontavano l’orrore e ne mostravano le immagini. Immagini tristi e lontane nel tempo, in bianco e nero, quasi a far sembrare il tutto ancor più lontano nel tempo e nei sentimenti.

Sempre in questi documentari ho visto i soldati al fronte, volti stanchi, a volte spaventati, ma erano lì, in prima linea. Non erano certo attrezzati a dovere, ma erano lì. Non avevano né cambi né rinforzi, ma erano lì. Molti non sono mai più tornati alle loro case. Strappati ai loro affetti, ai loro sogni, al loro futuro.

Non ho vissuto nemmeno il dopoguerra, essendo nato nel 1963.

Tutti noi pensavamo di essere invincibili, intoccabili. Sentivamo parlare di un virus che colpiva gravemente e che mieteva vittime in un Paese lontano, molto lontano. Era laggiù, così lontano da noi che sembrava impossibile che ci appartenesse. Ma il Covid-19 è arrivato.

Io sto vivendo ora una guerra, la stiamo vivendo tutti noi, ed è una guerra mondiale (voluta? casuale? non ha importanza ora). Contro un nemico che non ridurrà case in macerie come le bombe, ma questa sarà l’unica differenza con la II guerra mondiale. Sì, perché ci sono (e purtroppo ci saranno ancora) morti, miseria, dolore ed una economia a terra.

Però vedo gli eroi al fronte, tutti i medici, paramedici, infermieri, volontari, forze dell’ordine e mi scuso perché sicuramente ho dimenticato qualcuno. Attrezzati (insomma, forse non sempre a dovere…) per provare a combattere, a difenderci, a salvarci.

Mi chiedo, cari governanti (sì, cari perché ci costate un sacco – ma non è polemica perché se foste al nostro servizio non ci lamenteremmo), ma vi sembra giusto che ci sia una disparità di trattamento nei confronti di quelli che sono in prima linea (e voi sapete quanto prende un infermiere che rischia in corsia o un carabiniere che rischia in strada) con chi – per non andare troppo lontano da voi – fa l’usciere o il barbiere o il barista a Montecitorio?

So che non avrò mai una risposta e che sarò solo riuscito ad inimicarmi quest’ultima categoria di persone. Credo che però se i ruoli fossero invertiti, anche loro non la penserebbero molto diversamente da me e da tanti altri italiani.

Cari governanti, io appartengo al mondo delle partite iva. Chiedetevi se avete fatto quello che era possibile per aiutare questa categoria.

E’ giusto tutelare i lavoratori con ammortizzatori sociali e lenire le sofferenze di chi non sta lavorando. Ma al termine di questa guerra, se non aiutate (in modo serio) le partite iva, quando i lavoratori (aiutati) potranno tornare al lavoro, credete veramente che il lavoro ci sarà ancora?

Ecco quale sarà l’eredità di questa guerra: la distruzione delle partite iva (ovviamente non di tutte, solo le più piccole…).

Non sarà peggio dover pensare ad aiutare un sacco di disoccupati DOPO? Non sarebbe stato meglio pensare a qualche misura di sostegno per le partite iva PRIMA?

Avete idea di quanto costi al mese una attività? Con 600 euro (x tre mesi?) cosa pensate che si possa fare? Ma voi, al posto di una partita iva, non vi sentireste offesi? Questa è una chiara indicazione di come siano tenute in considerazione. Sapete benissimo che non sarà sufficiente stare chiusi sino ad aprile. Sapete già che, se le cose andranno bene, si spera che giugno/luglio possano portare una speranza di nuovo inizio (non di normalità). Ma a prescindere dalla data di quando si potrà tornare a lavorare, credete che si possa riaprire e ripartire come se nulla fosse successo?

L’imprenditore è colui che ha avuto un sogno, ha stretto i denti, ha fatto sacrifici e ha costruito a fatica quello che era il suo sogno e la sua fonte di reddito, in cui ha investito tutto quello che aveva, denaro ed energie. Ha il diritto di cercare di tutelarla e di salvarla, da tutto e da tutti. Con coraggio, ottimismo e con speranza.

Avete sempre fatto conto sul fatto che non ci arrendiamo mai. Però siamo stanchi! Molto stanchi. Ne avessimo solo uno di nemici da combattere forse non ci lamenteremmo più di tanto. Se il coraggio della speranza sopravvive ad ogni guerra/calamità, cari governanti, non uccidetela voi.

Attenzione all’effetto domino. Ci sarà una immediata crisi di liquidità. Chi non incassa non potrà pagare né dipendenti né fornitori. I fornitori a loro volta saranno nelle stesse condizioni e così via.

Guardate che c’è già gente in terapia intensiva e di morti anche in questa categoria, il Covid-19, le sta già mietendo. È solo questione di tempo.    

Cari governanti difendeteci (tutti noi! qui le categorie non c’entrano più) non (s)vendeteci con accordi “trappola” (non firmate il MES). Non vogliamo stranieri a comandare a casa nostra.

Cari governanti, per pensare a noi fate come farebbe un buon padre di famiglia, adottate questo sistema per trattare con equità tutti i figli, cercando di non lasciarne indietro nemmeno uno.

Vi saluto,
vostro figlio,
Giuliano Vendrame.

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