Crediti fiscali (ancora superbonus 110%) ceduti alle Poste? Sì ma…
Crediti fiscali (ancora superbonus 110%) ceduti alle Poste? Sì ma…
Le Poste chiedono che siano proporzionati al valore dell’immobile. Poste Italiane torna ad acquistare i crediti d’imposta legati ai bonus edilizi, ma la procedura è complessa.
Nella lista di documenti richiesti per poter inoltrare la proposta di acquisto, deve esservi una dichiarazione del tecnico, al quale viene chiesto di certificare che i lavori siano proporzionati al valore dell’immobile. Questo però è un requisito non solo non previsto dalla normativa, ma anche difficile da interpretare, non sapendo cosa debba intendersi per valore dell’immobile.
Lo scorso 3 ottobre i clienti di Poste Italiane hanno ricevuto una lieta notizia: dopo un periodo di stop, è stato parzialmente riaperto il servizio di acquisto dei crediti maturati a seguito della fruizione di bonus edilizi.
I limiti riguardano il fatto che solo le persone fisiche possono cedere i crediti, entro i 50 mila euro e purché siano i beneficiari originari, essendo preclusa tale possibilità a chi si trova nella disponibilità del credito avendolo a sua volta ricevuto tramite cessione.
Ma oltre a questi limiti, chiaramente esplicitati ve ne sono altri che devono essere identificati leggendo meglio la documentazione.
Infatti la ripresa delle cessioni risulta mediata dal possesso di requisiti molto dettagliati all’interno della check-list documentale fornita da Poste, che impongono al cliente di far produrre ai tecnici (sempre quelli che già vennero coinvolti nella pratica edilizia) ulteriori dichiarazioni professionali.
Nello specifico, Poste ha scisso la riapertura delle cessioni in due fasi: nella prima, i clienti devono produrre i documenti elencati formalizzando una “proposta”, e solo successivamente, in caso di accettazione della stessa, potranno inoltrare l’obbligatoria comunicazione di cessione “in favore di Poste Italiane sulla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate ed inviare a Poste la relativa documentazione”.
Poste inserisce nella check-list di carte da produrre il contratto d’appalto, i titoli abilitativi e le evidenze di pagamento dei lavori (bonifici parlanti, fatture, ecc.).
Tra queste figurano anche le asseverazioni prodotte dai tecnici per accedere alle detrazioni, documentazione da produrre però “anche per i crediti d’imposta maturati a fronte di interventi minori per i quali, ai sensi della normativa vigente, non risulta necessaria”.
E non solo, l’istituto chiede una “dichiarazione dell’ asseveratore […] in merito all’effettivo svolgimento dei lavori ed alla congruenza degli stessi rispetto al valore dell’immobile”. Nel modello cui si fa riferimento, il tecnico deve dichiarare sotto sua responsabilità “che i lavori elencati nell’asseverazione tecnica/Sal di competenza sono stati effettivamente eseguiti e sono proporzionati al valore dell’unità immobiliare”.
Se è decisamente accettabile e comprensibile che venga certificata l’effettiva realizzazione dei lavori è necessario, altrettanto non si può dire della proporzionalità rispetto al valore dell’immobile.
Da un lato poiché nessuna norma impone di realizzare interventi “proporzionati”, e dall’altro perché non è chiaro il significato di un simile requisito, il cui possesso deve essere certificato dal tecnico, con tanto di timbro professionale, senza che sia dato sapere se il valore cui riferirsi sia quello di mercato (anche qui: prima o dopo l’intervento?) oppure quello catastale.
In mancanza di tale dichiarazione, Poste potrebbe rifiutare la proposta di cessione, nonostante alcuni lavori possano legittimamente risultare “sproporzionati” al valore dell’immobile. Si pensi a opere molto costose necessarie per efficientare edifici vetusti di scarso valore, o a stabili di gran pregio che, con una piccola spesa (ad esempio per rinforzare un singolo muro), ottengono un miglioramento strutturale meritevole delle relative agevolazioni.
Giuliano Vendrame
18/10/2023
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Tags: crediti fiscali, superbonus