
Crediti Superbonus? Rischio carta straccia
Crediti Superbonus? Rischio carta straccia
I crediti incagliati del Superbonus spingono la riclassificazione dei conti di Eurostat (che è l’Ufficio statistico della UE ed ha la funzione di pubblicare statiche e indicatori di qualità a livello europeo che consentano di operare confronti fra paesi e regioni) e rischiano di diventare carta straccia.
Il 30 novembre è la data ultima in cui si potrà comunicare all’AE le cessioni dei crediti fiscali maturati per il 2022. Una data importante perché serve anche a terminare il censimento tardivo iniziato dall’amministrazione per conoscere l’enorme ammontare dei crediti che senza cessione andranno persi o rimarranno sulla piattaforma gestita dall’AE.
Eurostat, dopo il primo parere di settembre in cui dava un ultimatum a Istat e al MEF sta attendendo gli sviluppi. L’orientamento sembra proprio quello di riclassificare i crediti incagliati perché di un’entità consistente e dunque rivedere l’impatto sui conti pubblici del Superbonus. Il 31 agosto l’AE rendicontava che erano state inviate alla piattaforma 17.860.580 operazioni per un valore di 146,8 mld. Di queste ne risultavano compensate con i modelli F24 circa 23 miliardi.
Per ora il MEF non sembra preoccupato. Poiché si vive di speranza, si spera che Poste e Banche ricomincino ad acquisire i crediti fiscali. Però… la pensano così anche Banche e Poste? Tralasciando le solite manfrine degli Istituti di credito, se non ci sarà cessione i crediti 2022 diventeranno carta straccia e saranno trattati come crediti non pagabili, rivedendo l’attuale classificazione dei costi Superbonus registrati come pagabili. Se i crediti sono considerati “non pagabili” il contribuente deve avere la consapevolezza che può perderli se non riesce ad utilizzarli nell’anno di competenza e lo stato non è tenuto a rimborsarli, mentre lo stato dovrà contabilizzare i relativi costi nell’anno in cui i crediti saranno fruiti per l’importo utilizzato.
Abbandonata anche l’idea della super certificazione su base volontaria del cedente effettuata dalla Guardia di finanza che avrebbe dovuto spingere alle cessioni, attendiamo il 30 novembre ma senza avere altre cartucce e sembrerebbe, senza nemmeno sapere l’esatto ammontare dei crediti da “smaltire”.
A questo punto l’Ance, l’associazione nazionale costruttori, è tornata alla carica con la richiesta di una proroga Superbonus per consentire la conclusione dei lavori affermando che: “In vista dell’imminente scadenza al 31 dicembre 2023 per la conclusione degli interventi sui condomini eseguiti con il Superbonus, è assolutamente necessario individuare una rapida soluzione alle decine di migliaia di cantieri che, anche in virtù del caos normativo e applicativo dello strumento, non riusciranno a terminare i lavori in tempo utile”. Confedilizia ha chiesto di rivedere la norma sulla plusvalenza della cessione degli immobili Superbonus spiegando che: “Non è negativo che il governo intenda considerare tassabili gli incrementi di valore subiti dagli immobili in conseguenza degli interventi assistiti da Superbonus. Se questo è l’intento, non crediamo che la norma però lo raggiunga. Per come è scritta, porta a considerare tassabili anche incrementi di valore che possano essersi verificati da molti decenni addietro e che abbiano poi in questi ultimi anni subito un intervento assistito dal Superbonus”.
Giuliano Vendrame
10/11/2023
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Tags: crediti d'imposta, supebonus