
Extraprofitti: ancora? Ma basta!
Extraprofitti: ancora? Ma basta!
Speravo di non doverne parlare più. La tassa sugli extraprofitti delle banche non dovrà essere pagata, in via indiretta dai consumatori. Per legge. Hai capito? Per legge! Quindi… Puoi stare tranquillo. Anzi #staisereno. Se fossi al cabaret sarei già morto dalle risate. Purtroppo però la realtà è ben diversa.
Comunque nel testo dell’emendamento al DL Asset che riscrive la norma sulla tassazione di guadagni extra da parte delle banche presentato tra sabato e domenica al senato, possiamo leggere che “è fatto divieto alle banche di traslare [ma non potevano usare trasferire o comunque un verbo meno cimiteriale? Sarà un caso?] gli oneri dell’imposta sui costi dei servizi erogati nel confronti dei clienti finali”. Gli extraprofitti non dovranno quindi essere scaricati sui contribuenti.
Il governo riscrive la disposizione che aveva creato molte critiche da parte del mondo del credito fino ai rilievi della stessa banca centrale e ne ridisegna il perimetro. Innanzitutto, riscrive la base imponibile e l’importo massimo che ogni istituto deve versare e inserisce un’alternativa all’imposta, a favore soprattutto delle piccole banche. Gli istituti di credito potranno infatti scegliere di destinare “a una riserva non distribuibile un importo pari a due volte e mezza l’imposta” invece che versarla, rafforzando così il proprio patrimonio. Ma hai capito? Il governo aveva previsto un’azione che poi la Banca centrale (!) corregge e impone, mah…
La base imponibile per l’aliquota al 40% sarà sulle attività ponderate per il rischio e non sull’attivo patrimoniale, escludendo i titoli di Stato. Quindi la base sarà “pari all’ammontare del margine degli interessi all’esercizio antecedente a quello ad inizio 2024 che eccede per almeno il 10% il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 01.01.2022”. Come si spiega nella relazione tecnica “questa proposta determina l’imponibile tramite il confronto tra il margine degli interessi dell’esercizio precedente a quello in corso a partire dal 01.01.2022 e quello di un periodo ancora in corso”.
Cresce però l’importo come già richiesto in alcuni emendamenti presentati la settimana scorsa da Forza Italia. Si passa dal 0,1% al 0,26%. Bravi! Aumentate ma calcolandolo su una base decurtata. Bravi!
Destinazione degli incassi. Le modifiche sono in linea con le critiche formulate nel parere della Banca centrale in merito agli extraprofitti. L’emendamento conferma che la tassa verrà utilizzata per i fondi di garanzia prima casa, per aiutare le famiglie, ma si introduce anche una nuova destinazione, quella al patrimonio delle banche stesse. Viene dunque accolto il consiglio della Bce al rafforzamento patrimoniale, definito da Francoforte “opportuno”. All’art. 26 il comma 5bis si prevede che l’istituto possa scegliere se pagare o destinare al proprio patrimonio l’importo, sospendendone il versamento.
La seconda opzione potrebbe essere vantaggiosa per le piccole banche, che così potranno rafforzare il proprio capitale. Chi sceglie di non versare la somma, ma di utilizzarla come “riserva”, dovrà destinare “un importo non inferiore a due volte e mezzo l’imposta ad una riserva non distribuibile”. In ultimo si prevede che sia l’Antitrust (Autorità garante della concorrenza e del mercato) a vigilare sull’osservanza della disposizione “anche mediante accertamenti a campione e riferisce annualmente al Parlamento con apposita relazione”.
Adesso mi sento più tranquillo, per forza c’è chi vigila! Non so te, ma io sono stanco che ci siano altri che vengono a casa mia a decidere, a fare e disfare. Chiediti: nell’interesse di chi?
Giuliano Vendrame
02/10/2023
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Tags: BCE, confindustria, extraprofitti banche, unione europea