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ISCRO (Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa): cos’è e chi paga?

iscroISCRO (Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa): cos’è e chi paga?

Si tratta di una specie di cassa integrazione per i lavoratori autonomi. L’Iscro diventa strutturale, i requisiti saranno (in parte) meno stringenti e il costo ricadrà sugli stessi lavoratori autonomi, che vedranno aumentare dello 0,35% la loro aliquota contributiva.

La versione originaria era stata introdotta dalla legge di bilancio 2021 e solo per un periodo sperimentale di tre anni. Il governo ha deciso di allungare la durata del beneficio e di renderlo strutturale.

L’indennità è rivolta ai lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata Inps che rispettino una serie di requisiti; per prima cosa, non dovranno essere titolari di trattamenti pensionistici diretti, non dovranno essere assicurati verso altre forme previdenziali obbligatorie e non dovranno essere beneficiari di assegno di inclusione. In aggiunta, il richiedente dovrà aver prodotto un reddito di lavoro autonomo (nell’anno precedente alla presentazione della domanda) inferiore al 70% della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei due anni precedenti. Nella versione originaria si chiedeva un calo del 50%, quindi ora il requisito è più stringente.

Discorso opposto per quanto riguarda un altro criterio necessario per godere del beneficio, cioè l’importo massimo dei guadagni percepiti dal potenziale fruitore. Infatti, la misura potrà essere richiesta solo da coloro che abbiano maturato (sempre nell’anno precedente alla domanda) un reddito non superiore ai 12 mila euro annui. Prima, questa soglia era fissata a quota 8.145 euro. Infine, si dovrà essere in regola con la contribuzione obbligatoria ed avere la partita Iva aperta da almeno tre anni (prima se ne richiedevano almeno quattro). I requisiti dovranno essere mantenuti anche durante la percezione dell’indennità.

Infine, l’Iscro sarà subordinata alla partecipazione a percorsi di aggiornamento professionale, con criteri e modalità che saranno definiti con decreto ministeriale.

Sarà l’Inps il destinatario delle domande, che dovranno essere inviate per via telematica entro il 31 ottobre di ciascun anno. Nella richiesta saranno autocertificati i redditi prodotti per gli anni d’interesse. L’Inps, successivamente, comunicherà i dati all’Agenzia delle entrate, che effettuerà i controlli per la verifica dei requisiti con le modalità definite da successivi accordi tra le parti. Per quanto riguarda l’importo, sarà pari al 25% su base semestrale della media dei redditi dichiarati dal soggetto nei due anni precedenti alla domanda, spetterà a decorrere dal primo giorno successivo dalla presentazione della stessa e sarà erogata per sei mensilità.

Il tutto non comporterà accredito di contribuzione figurativa, mentre invece concorrerà alla formazione del reddito complessivo. In ogni caso, il beneficio non potrà essere più basso di 250 euro mensili e non potrà superare gli 800. Questi limiti verranno rivalutati sulla base della variazione degli indici Istat. La prestazione non potrà essere richiesta nel biennio successivo all’anno d’inizio di fruizione della stessa.

Nella manovra si evidenziano i costi relativi alla misura; dovrebbero essere 16 milioni di euro per il 2024, 20,4 milioni per il 2025, 20,8 milioni per il 2026, con un piccolo aumento fino al 2033, anno dal quale si prevede un costo annuo di 23,4 milioni di euro

Questi oneri saranno a carico degli stessi lavoratori autonomi. Infatti, viene disposto un aumento dello 0,35% dell’aliquota contributiva Inps. Rispetto al valore attuale (26,23%), quindi, l’aliquota Inps passerà al 26,07%, anziché scendere al 25,72% (l’aliquota era già aumentata negli ultimi due anni dello 0,51% proprio per finanziare l’Iscro, ma sarebbe tornata a 25,72% dal prossimo anno).

Giuliano Vendrame
07/11/2023

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