Nuovo calcolo tasse: che confusione!
Nuovo calcolo tasse: che confusione!
Flat tax incrementale, nuova Irpef, concordato preventivo biennale (CPB) e maxi-deduzione del costo del lavoro complicano il calcolo delle imposte e la determinazione degli acconti dovuti per l’annualità 2024 e 2025.
Sia gli effetti della tassa piatta sugli incrementi reddituali, sia il nuovo impianto dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, per specifica previsione normativa, non devono essere considerati per la determinazione degli acconti 2024; al contrario invece il CPB, strumento che si applicherà per la prima volta sul anno d’imposta venturo, prevede un effetto anticipato sul acconti 2024 che dovranno già essere considerati a giugno e novembre prossimo tenendo già conto del maggior reddito “concordato” con l’agenzia delle entrate. Lo scenario, inoltre, si complica per gli acconti 2025, che non potranno tener oltre che della nuova Irpef, anche dell’imposta eventualmente ridotta nel 2024 grazie alla deduzione maggiorata sul costo del lavoro incrementale riferibile ai nuovi assunti, anch’essa disposizione “one shot”, in vigore solo per un anno d’imposta (il 2024), con effetti sugli acconti 2024 e 2025 neutralizzati.
Chi utilizzerà la flat tax incrementale nell’anno 2023 sarà obbligato ad un doppio calcolo delle imposte (con e senza effetti dell’agevolazione) per determinare gli acconti 2024. L’effetto del doppio calcolo è generato in diretta conseguenza della costruzione normativa della tassa piatta (articolo 1, commi da 55 a 57, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 – legge di bilancio 2023), che si applica unicamente ai redditi prodotti per l’annualità 2023 senza produrre conseguenze sull’annualità successiva.
Stesso effetto, addirittura più ferreo, per l’applicazione del nuovo impianto Irpef con 3 aliquote e detrazioni rimodulate, disegnato nel decreto legislativo per la riforma Irpef ed Ires, che avrà decorrenza dalla prossima annualità senza però alcun impatto nella determinazione sia degli acconti per l’anno 2024 sia per l’anno 2025. In poche parole, quindi né la riduzione delle imposte realizzata nel 2023 con la flat tax incrementale né quella previsionalmente ottenibile nel 2024 con la nuova Irpef potranno essere considerate nella determinazione degli acconti targati 2024. Acconti 2024 che invece risentiranno anticipatamente dell’entrata in vigore del concordato preventivo biennale. L’accettazione del maggior reddito proposto dall’Agenzia delle entrate, valevole per l’anno d’imposta venturo, vincolerà infatti i contribuenti a considerare il correlato incremento delle imposte già in sede di versamento, a giugno e novembre del prossimo anno, degli acconti per l’anno 2024.
Anche per l’anno 2025 infatti, come anticipato, si genera un doppio calcolo delle imposte legato alla nuova Irpef, impianto normativo che resta valido solo per determinazione dei saldi e non degli acconti. Inoltre, si complicherà ulteriormente il calcolo dell’Irpef per i soggetti che utilizzeranno la maxi-deduzione del costo del lavoro concessa in caso di incrementi occupazionali. Anche questa norma infatti vincola i contribuenti ad un doppio calcolo delle imposte (che si somma al poc’anzi citato legato alla nuova Irpef) poiché la disposizione, presente anch’essa nel decreto legislativo per la riforma Irpef ed Ires, è valevole unicamente per l’anno d’imposta 2024 con effetti neutralizzati sugli acconti, sia quelli (previsionali) per la stessa annualità 2024, che andranno versati il prossimo giugno e novembre, sia quelli per l’anno 2025. Strada semplificata ma potenzialmente più onerosa invece per chi sottoscriverà il patto reddituale col fisco (il CPB) avendo di fatto imposte, acconti compresi, legati al maggior reddito figurativo attribuito dall’AE.
Giuliano Vendrame
14/12/2023
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